Baronio a TLP: "In Lega Pro solo per un progetto ambizioso"

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Da quell'amaro 19 giugno, di Roberto Baronio si erano quasi perse le tracce. Abbiamo avuto modo di parlare con lui in una fredda serata di dicembre. Lo abbiamo trovato combattivo e voglioso di tornare a calciare un pallone. Pochi giorni fa, l'ex enfant prodige del calcio italiano, valutato fin da giovanissimo qualcosa come dieci miliardi di lire (tanto è costato alla Lazio il suo passaggio dal Brescia), ha compiuto 34 anni, ma ha ancora lo spirito di un ragazzino. Ci ha concesso molto volentieri questa esclusiva per TuttoLegaPro.com e ha raccontato un pezzo di se, tra gioie ed amarezze.

Roberto, partiamo da quell'amaro giorno di giugno, quando con l'Atletico Roma avete perso la finale play off contro la Juve Stabia per salire in B

"E' un ricordo che ancora oggi fa molto male. Ci rimase l'amaro in bocca perchè avevamo una squadra che poteva vincere il campionato, invece siamo arrivati nei play off. Ricordo ancora le parole del presidente della Juve Stabia dopo la partita di andata, quando ci accusò di cose a noi completamente estranee. Nel ritorno poi loro salirono in B, mentre l'Atletico Roma è scomparso dal calcio. Purtroppo questo fa parte del calcio".

Parliamo di attualità: cosa stai facendo ora? Ti alleni da qualche parte?

"Al momento mi alleno per conto mio. Faccio allenamenti fai da te, per cercare di tenere il fisico sempre pronto".

Cosa si prova a passare dal giocare in campi come "San Siro" con medie di 60-70 mila persone, a stadi con meno di tremila spettatori?

"Difficile, molto difficile. Almeno per me i primi mesi con l'Atletico è stata davvero dura. Ricordo che fino a Gennaio per me, a livello mentale, come dicevi bene tu, abituato a giocare su campi con medie spettatori elevate, ritrovarsi a giocare in campi con medie molto basse come pubblico, fa un certo effetto. Massimo rispetto per chi gioca in Lega Pro, però ritrovarsi dopo circa 15-16 anni di professionismo ad alti livelli a giocare in campi con pochi spettatori, un po ti fa strano".

A gennaio riapre il mercato, stai iniziando a ricevere proposte da qualche società di Lega Pro?

"Si ci sono delle società che chiedono informazioni su di me. Ho avuto anche dei contatti tempo fa con il Benevento e il Pergocrema, questa estate si era fatto vivo anche il Rimini. Al momento tutto è in stand-by. C'è anche qualche offerta dagli Stati Uniti, ma sto valutando quale può essere la cosa migliore per me e la mia famiglia".

Quali sono i presupposti perchè tu possa accettare una proposta di una società di Lega Pro?

"Io non mi faccio problemi nell'accettare una squadra di Lega Pro. Non ne faccio una questione di serie, ma è una questione prettamente motivazionale. Ho bisogno di un progetto ambizioso. Detto in tutta sincerità, scendere in Lega Pro per fare un campionato di transizione o, peggio ancora, per non retrocedere, no non me la sento. Se c'è un piano per salire subito in B e c'è bisogno del mio apporto, ci si siede ad un tavolo e si parla. Ripeto: non è neanche una questione di soldi, perchè sono importanti ma in questi casi passano in secondo piano, ne faccio una questione di stimoli".

Ci puoi raccontare qualche retroscena curioso dei derby che hai vissuto a Roma?

"A Roma il derby non è una partita. E' qualcosa di molto di più. Da inizio stagione i tifosi non ti chiedono altro. Vivono per queste due partite. Retroscena? Ne avrei da raccontare ma non me la sento. Posso solo dire che di campioni ne ho visti tanti, per esempio Del Piero era ed è un campione in campo e fuori, mentre Totti mi ha molto deluso. Non si è campioni solo perchè hai vinto un mondiale. Per carità, non voglio dire che non sia bravo, però certe cose ti fanno capire la differenza tra un campione ed uno con la C maiuscola".